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Aspettando gli Oscar 2018: la guida

02 mar 2018
Michele Bufalino
5

Non è solo tempo di elezioni. Il 4 marzo si decidono anche gli Academy Awards 2018. Come di consueto, anche quest’anno commenterò i film in concorso al miglior film (ma non solo), dopo averli visti tutti a partire da quando sono state rese note le nomination.

The Shape of Water

The Shape of Water

THE SHAPE OF WATER (13 nomination agli Oscar): Senza dubbio si tratta del film del momento. Il plot è semplice. Si racconta l’amore tra una ragazza muta, inserviente di un laboratorio governativo segreto e una creatura sconosciuta metà umana e metà pesce, sulle cui origini indagano americani e spie sovietiche infiltrate. In un contesto ripartito tra il fantasy, la commedia, il thriller e la spy story vi è una prova attoriale notevole dei due “protagonisti” Sally Hawkins e Doug Jones capaci di una gestualità che restituisce allo spettatore le emozioni del provate dai due personaggi. Tutto di questo film funziona, dalla grande regia di Guillermo Del Toro, non nuovo a pellicole eclettiche e particolari come questa, passando per la fotografia e la colonna sonora. All’interno del film anche il messaggio di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, oltre a riflessioni sulla solitudine e l’handicap. Del Toro dà una sua visione del tema della diversità, sempre molto attuale. Una vera e propria poesia liquida, come la forma dell’acqua.

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI (8 nomination agli Oscar) – Si tratta di un’altra pellicola non banale, capace di riflettere in profondità infiltrando nella black comedy la tragedia. Tre domande, scritte a caratteri cubitali su dei manifesti, scatenano un enorme polverone. La trama sorprende e colpisce lo spettatore e la recitazione di ogni singolo attore cattura l’attenzione e coinvolge per quanto si è calati bene nella propria parte. Frances Mc Dormand si candida prepotentemente all’Oscar di migliore attrice protagonista, ma importanti sono anche le prove di Woody Harrelson e Sam Rockwell. Una grande sceneggiatura che, mai come quest’anno, rende il premio alla sceneggiatura originale di grande impatto e livello, considerate le pellicole in concorso.

La locandina de "L'ra più buia"

La locandina de “L’ra più buia”

DUNKIRK (8 nomination agli Oscar) e L’ORA PIU’ BUIA (6 nomination agli Oscar) – Ho ritenuto opportuno raggruppare questi due grandi film in un unico paragrafo perché i temi toccati sono molto vicini tra loro. Le due pellicole, per quanto diverse tra loro, entrano in profonda correlazione. Se da una parte, in Dunkirk, si racconta dell’evacuazione di Dunkerque attraverso tre linee narrative non lineari, ma che entrano in stretta correlazione tra loro, in L’Ora più buia si mostra invece il punto di vista di Winston Churchill, catapultato a Primo Ministro della Gran Bretagna e col difficile compito di decidere se negoziare la pace con la Germania nazista o se perseguire altri obiettivi. Mentre Churchill trova gran parte delle forze politiche favorevoli alla pace, il Primo Ministro non molla di un centimetro, chiedendo persino il parere della popolazione in una delle scene emblematiche del film, nella sua ora più buia, mentre sullo sfondo vi è proprio l’evacuazione di Dunkerque. Si tratta di due opere molto diverse tra loro e che raccontano due eventi storici complementari, secondo due punti di vista differenti. Due film da vedere ad ogni costo. Dunkirk forse non è classificabile come uno dei più grandi capolavori di Nolan, ma ha dalla sua una firma registica impressionante e un montaggio tra i migliori di quelli in concorso. Inoltre la colonna sonora di Hans Zimmer, per quanto un po’ monocorde e familiare, è sempre di alto livello. L’ora più buia vede invece una grande prova attoriale di Gary Oldman, che ha passato ben 200 ore al trucco per recitare questa opera. La sua candidatura è la naturale prosecuzione delle candidature degli ultimi anni che hanno sempre strizzato l’occhio ad attori capaci di trasformarsi, fisicamente o nel trucco.

IL FILO NASCOSTO (6 nomination agli Oscar) – Silenzioso ed elegante, il film del regista Anderson indaga su un amore molto controverso, al limite della normalità, quasi tossico, ma che in qualche modo, inspiegabilmente, funziona. Il protagonista, Reynolds Woodcock (interpretato dall’ottimo Daniel Day Lewis), è un famoso stilista britannico di fantasia della moda degli anni cinquanta, immerso nella sua routine e con sottaciuti e riservati problemi irrisolti di carattere psicologico, quasi da manuale secondo i canoni freudiani. La protagonista femminile, Alma, è una cameriera che fa breccia nel cuore dello stilista. Lui, intimamente insicuro, indossa una maschera fatta di carisma, rispettabilità e carattere solo in apparenza forte, intriso di un forte egocentrismo. Lei, all’apparenza fragile, arriva a comprendere le numerose sfaccettature di Woodcock, e dopo essere stata alla “finestra” ad aspettare, decide di agire arrivando addirittura a utilizzare metodi non ortodossi per risolvere i conflitti, per quella che è una storia d’amore tormentata e contraddittoria sotto molti aspetti.

La locandina di Blade Runner 2049

La locandina di Blade Runner 2049

BLADE RUNNER 2049 (5 nomination agli Oscar) – Lascia un po’ di stucco che questo film sia stato uno di quelli col maggior numero di candidature, ma non sia stato candidato al Miglior Film. Fare un sequel del Blade Runner di Ridley Scott del 1982 basato sul libro di Philip K. Dick sarebbe stata una impresa per chiunque, ma contro i pronostici di critica e fan, il regista Denis Villeneuve è promosso in pieno. Blade Runner 2049 è un film registicamente impeccabile, con una fotografia che omaggia l’opera originale degli anni ’80 e restituisce sensazioni, scorci e visioni oniriche dell’epoca. E’ un film meravigliosamente lento, che rispetta in pieno i dettami dell’opera di Scott, ma non per questo lo copia, divenendo la naturale prosecuzione degli eventi del passato, ma riuscendo ad essere un’opera perfettamente a sé stante a prescindere dall’originale. Le nomination sono tutte per i premi più “tecnici”. Per gli effetti visivi se la dovrà vedere contro altre grandi pellicole della fantascienza e cinecomic, al termine di un 2017 molto florido per il settore, tra Guardiani della Galassia Vol.2, Star Wars: Gli Ultimi Jedi e The War – Il Pianeta delle Scimmie. Sarà senza dubbio una bella lotta.

LADY BIRD (5 nomination agli Oscar) – La protagonista del film, Christine, è una ragazza liceale che vuole andar via dalla vita della sua città, Sacramento, che la rende prigioniera, per andare altrove, verso la costa orientale e un altro tipo di cultura. Lady Bird lo si può considerare un manifesto adolescenziale, come altri film lo sono stati in passato per altre generazioni. Un successo di critica e pubblico col 100% di recensioni positive su Rotten Tomatoes che lo hanno consacrato a cult degli ultimi tempi. La protagonista è interpretata da Saoirse Ronan, in odore da Oscar, sempre naturale e spontanea per tutta la durata del film, capace di ritrarre il suo personaggio come la classica ragazza adolescente, in maniera essenziale e asciutta.

La locandina di "Scappa - Get Out"

La locandina di “Scappa – Get Out”

SCAPPA – GET OUT ( 4 nomination agli Oscar) – Personalmente ho sempre odiato i film dell’orrore, non ne ho mai sopportato la tendenza, in alcuni sottogeneri, di essere prevedibili e ricchi di cliché. Scappa – Get Out, non è niente di tutto questo. Si tratta di un thriller horror psicologico, nel vero senso della parola, capace di incollare alla sedia lo spettatore per tutta la durata del film. L’inizio fa quasi pensare ad atmosfere alla “Indovina chi viene a cena”, ma questo pensiero è subito fugato da un senso di malessere generale e di disagio che diventa lentamente sospetto, ansia, pericolo, fanatismo e follia. Il mostro sottaciuto della pellicola è il razzismo, con lo scopo nascosto di denunciare la menzogna di un’America che si proclama antirazzista e liberale, ma in realtà non lo è affatto in un affresco che può essere tranquillamente adattato anche alla nostra cultura. Inquietante, originale e psicologicamente malato. Finalmente una pellicola che rende giustizia a un genere che ha subito declinazioni fin troppo “commerciali” negli ultimi anni.

CHIAMAMI COL TUO NOME (4 nomination agli Oscar) – Orgoglio italiano, il film di Luca Guadagnino si candida a ben quattro statuette. Prodotto in America, è ambientato negli anni ’80 e racconta l’amore tra un diciassettenne italoamericano di origine ebraica e Oliver, studente 24enne. Un film non per tutti, come “Il filo nascosto”. Mai banale e sofisticato, scava nel profondo e resta dentro lo spettatore. Come definito dallo stesso Guadagnino: “Chiamami col tuo nome chiude una trilogia di film sul desiderio, con Io solo l’amore e A Bigger Splash”. Si chiude dunque un percorso per il regista piemontese che lo ha portato fino agli Academy Awards.

The Post

The Post

THE POST (2 nomination agli Oscar) – Due anni fa trionfò agli Oscar il film “Il caso Spotlight”, la pellicola  basata sulla vera inchiesta dei giornalisti di Spotlight che nel 2013 vinse il premio Pulitzer. Anche quest’anno fa capolino sulla scena un film basato su una inchiesta giornalistica, altra pietra miliare del genere. The Post strizza molto l’occhio a “Tutti gli uomini del presidente” del 1976, film cult che portò all’epoca a casa due premi minori agli Academy. Il film è un inno al giornalismo e alla libertà di stampa, tema che oggi più di tutti è di estrema attualità, nel nostro paese come negli Stati Uniti, falcidiati dalle Fake News. Il cast è stellare con il due volte premio Oscar Tom Hanks e la tre volte premio Oscar Meryl Streep. Nel film si narra come siano arrivati alla pubblicazione i “Pentagon Papers”, documenti segreti sottratti al dipartimento della difesa americano, inizialmente sul New York Times e poi sul Washington Post di cui il film racconta i retroscena, oltre a numerose altre redazioni americane. Una pellicola che in Italia potrà non dire moltissimo ai più sulla vicenda narrata, motivo per cui prima di avvicinarsi all’ultima fatica di Spielberg è necessario informarsi con un po’ di contesto storico. Con le sole nomination di Meryl Streep come migliore attrice e di Oscar al miglior film, rispetto agli altri film in concorso è quello che ha qualcosa in meno per vincere.

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5 Comments
  1. Roby85 2 marzo 2018 at 15:52 Rispondi

    Da amante della fantascienza tifo per Blade Runner :D

  2. GiovanniPisa 2 marzo 2018 at 16:18 Rispondi

    Il film di Guadagnino sopravvalutatissimo…

  3. AndreaTino 2 marzo 2018 at 16:24 Rispondi

    Mi è piaciuto molto The Shape Of Water, ma recupererò Get Out, mi incuriosisce come ne parli

  4. Parente 2 marzo 2018 at 16:43 Rispondi

    Aspettavo con ansia questo resoconto. Ormai è una tradizione :D

  5. Evelina 6 marzo 2018 at 23:28 Rispondi

    Caro signor La Torre io penso che sia la somma di tutte le nefandezze che lei ha citato più molte altre che sottaciamo ed altre che non conosciamo (vedi es:art.omicidio Avv.Pagliuso) poi la storia si snoda necessariamente in un tempo remoto di cui a noi arrivano solo scampoli,vedi ad esempio il fine dopoguerra gli americani a chi hanno affidato il compito di ordine e potere ,alla mafia,lo hanno usato anche in america latina come mezzo di disarticolazione e sabotaggio delle istituzioni allo stesso modo come usano i gruppi pseudo nazisti o estremisti di destra in Europa ed altrove e la storia continua…..un affettuoso abbraccio

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