La cappella Sassetti, Chiesa di Santa Trinita, Firenze, Realizzato da  Francesca Capochiani e Michele Bufalino


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   SCHEDA 6: LE ESEQUIE DI SAN FRANCESCO

 

Autore: Domenico Ghirlandaio

Titolo: Esequie di San Francesco

Collocazione: Cappella Sassetti in Chiesa di Santa Trinità, Firenze.

Materiali e tecnica: pittura a fresco.

Dimensioni: n.p.

Data: 1479-85 (cfr. Borsook e Offerhaus)

Descrizione/Iconografia/Inquadramento storico-critico: Di grande qualità pittorica, come episodio conclusivo del ciclo, è la messa funebre in onore del Santo. Prima di passare all’analisi del quadro, è opportuno dare un paio di cenni storici sulla morte del santo.

La morte di San Francesco

Francesco era affetto da una grave malattia, l'idropisia. Mentre si trovava sulle montagne vicino a Nocera Umbra, i frati visto l'aggravarsi delle sue condizioni, decisero di trasportarlo ad Assisi e su sua richiesta all'amata Porziuncola, dove a tarda sera del 3 ottobre 1226, Francesco morì recitando il salmo 141, adagiato sulla nuda terra, aveva circa 45 anni.

Le allodole, amanti della luce e timorose del buio, nonostante che fosse già sera, vennero a roteare sul tetto dell'infermeria, a salutare con gioia il santo, che un giorno (fra Camara e Bevagna), aveva invitato gli uccelli a cantare lodando il Signore; e in altra occasione in un campo verso Montefalco aveva tenuto loro una predica, che gli uccelli immobili ascoltarono, esplodendo poi in cinguetii e voli di gioia.

La mattina del 4 ottobre, il suo corpo fu traslato con una solenne processione dalla Porziuncola alla chiesa parrocchiale di S. Giorgio ad Assisi, dove era stato battezzato e dove aveva cominciato nel 1208 la predicazione.

Lungo il percorso il corteo si fermò a San Damiano, dove la cassa fu aperta, affinché santa Chiara e le sue “povere donne” potessero baciargli le stimmate.

Nella chiesa di San Giorgio rimase tumulato fino al 1230, quando venne portato nella Basilica inferiore, costruita da frate Elia, diventato Ministro Generale dell'Ordine.

(tratto dagli archivi francescani).

La scena di Ghirlandaio è una scena che è stata rappresentata spesso dopo la rappresentazione di Giotto alla cappella de’ Bardi in Santa Croce. Si sono cimentati in questa opera Gozzoli, Lippi, Benedetto da Maiano. Già in passato Ghirlandaio aveva preso spunto da quest’opera di Giotto per le Esequie di Santa Fina. Crowe e Cavalcaselle analizzano la struttura iconografica dell’opera: mentre il tratto iconografico del Ghrlandaio nelle Esequie riporta a Masaccio, la disposizione delle figure presenta analogie con il rilievo di Benedetto da Maiano nel pulpito di Santa Croce; ma è piuttosto il modo in cui l’amico scultore dispone la scena che ha influenzato il Ghirlandaio.

Come Fra’ Filippo Lippi nelle Esequie di Santo Stefano, Benedetto ha scelto l’interno di una chiesa per il luogo in cui si svolte la cerimonia funebre di San Francesco. Lo sfondo, all’aperto vuole forse alludere all’eternità del cosmo, alla vita che dopo la morte continua e al passaggio, qui simboleggiato in questo modo. Anche qui sono presenti ritratti di contemporanei e la leggenda di San Francesco è messa in relazione con la figura del committente. I due personaggi maschili a sinistra furono indicati da Borsook e Offenhaus come Poliziano e Fonzio, che hanno avuto un notevole e persistente influsso sulla sistemazione della cappella. Ma perché Fonzio e Poliziano sono stati rappresentati così spesso all’interno dei ritratti della cappella Sassetti? 

Fonzio e Poliziano.

Molti hanno detto che il contributo di Poliziano è un dei temi della cappella. Ma chi era Fonzio? Il suo ritratto in questo caso è presente dal momento che ha composto le iscrizioni per la pala d'altare, ma non solo. Per molti anni Poliziano e Fonzio sono stati amici intimi. Entrambi condivisero interessi in epigrafia, numismatica e studi storici. Entrambi utilizzarono la biblioteca di Sassetti.

Se hanno lavorato in collaborazione sui piani per la Cappella Sassetti o contribuito separatamente nelle successive campagne è una domanda interessante, e non si sa con certezza, perché subito dopo Poliziano e Fonzio divennero membri dello studio fiorentino, e, nel 1481 hanno interrotto l’amicizia. C'è stata una grande differenza nei loro stipendi che non può necessariamente essere stata la causa della loro rottura, ma forse anche per i rispettivi sponsor, Lorenzo de 'Medici e Bernardo Rucellai hanno interrotto i rapporti.

E 'stato solo in questo intervallo che gli eventi verificatisi hanno portato a motivare le modifiche apportate alla lunetta del muro dell’altare, compresa l'aggiunta di Poliziano nel ritratto. Ha Poliziano a questo punto sostituitoo Fonzio nello sviluppo del programma della cappella? Può essere che il capo dell’uomo accanto al profilo di Poliziano del funerale di San Francesco, che è dipintoa sullo stesso tratto di intonaco fresco, sia il ritratto Fonzio prima dell’interruzione della loro amicizia?

La posizione di entrambi i ritratti qui sarebbe particolarmente appropriata, perché questi due umanisti hanno contribuito al programma in vari modi. Durante l'anno quando la cappella è stata dipinta, Fonzio in diverse conferenze di Firenze ha esortato a non cedere dietro altre città l'eccellenza di studi storici. Egli ha esortato la loro importanza per il benessere della "comunità civica e alla vita morale della persona". Abbiamo preso atto della forte vena storica di Sassetti nel programma, la allusioni alla storia antica e leggenda, nonché di recenti o contemporanei eventi i cui protagonisti sono giunti fino davanti ai nostri occhi. Apparentemente l’amicizia di Fonzio con Sassetti non aveva subito scossoni dopo la rottura con Poliziano. Anche se è impossibile individuare con precisione tutti i contributi al programma da Fonzio e Poliziano, su questo molto può essere detto. Fonzio ha fornito le iscrizioni per la pala d'altare e, probabilmente, il materiale per il famoso uomo (Neri di Gino Capponi) incluso negli affreschi. Molti altri hanno elaborato le linee generali del programma nelle sue fasi iniziali. Possibili ulteriori indizi su Fonzio per la quota nei piani sono contenuti nel cosiddetto Codex Ashmoliensis che include testi sulle sibille e le iscrizioni a Neri di Gino Capponi della tomba. Insieme con Poliziano, o da solo, egli avrebbe potuto suggerire che sarebbe stato opportuno utilizzare le antiche per l'area attorno alla tomba. Ma negli eventi che hanno causato cambiamenti nel programma da effettuare, Poliziano ha avuto un ruolo importante. Pertanto, sembra molto plausibile che egli stesso ha avuto una mano nella riformulazione dello schema. 

Chiudendo questa parentesi, torniamo ad analizzare l’opera di Ghirlandaio.

Il gruppo a destra è formato da un uomo anziano, uno più giovane e un ragazzo; si è ritenuto trattarsi di padre, figlio e nipote. Secondo un’interpretazione collegata con la figura di San Francesco, tipica della imitatio Christi, la scena della morte è simbolo di resurrezione, ciò avvale la tesi dello sfondo come simbolo dell’eternità del cosmo. Sarebbe logico che Francesco Sassetti volesse qui ringraziare il suo Santo patrono e rendergli omaggio insieme ai suoi due figli di nome Teodoro, quello morto e quello nuovo nato. La somiglianza di quello più adulto e del più giovane con il ritratto del Sassetti e del figlio maggiore, nella conferma della Regola sembra convalidare questa supposizione. Vasari analizza così l’opera di Ghirlandaio nelle Vite:

“E nella ultima fece quando egli è morto e che i frati lo piangono, dove si vede un frate che gli bacia le mani; et invero quello effetto non si può esprimer meglio nella pittura, senza che e' v'è un vescovo parato con gli occhiali al naso che gli canta la vigilia, che il non sentirlo solamente lo dimostra dipinto.”

È evidente la grande qualità nella pittura di Domenico che esprime senza dubbio nel migliore dei modi la realtà rappresentativa del vescovo che celebra il funerale e dei frati che baciano Francesco, a simboleggiare la grande partecipazione di tristezza in questo quadro che coinvolge lo spettatore. Molti studiosi dunque affermano addirittura che “alle esequie di San Francesco spetta senz’altro il primo posto tra gli affreschi della Cappella Sassetti”. Alcuni studiosi hanno varie interpretazioni su questo quadro. C’è chi dice che ci sia stata una collaborazione tra i Ghirlandaio, c’è chi addirittura considera l’opera non di Domenico. Solo Lauts considera l’affresco completamente di mano di Domenico, perché “l’inventiva è più autonoma” e si tratta di “una delle composizioni più mature” e “di più alto livello artistico”. Oltre all’equilibrio della composizione e all’esecuzione di elevata qualità delle singole parti dell’affresco, eseguito in ventotto giornate (secondo Borsook e Offenhaus) anche la forza persuasiva e la resa delle emozioni che si avverte in modo omogeneo in tutta l’opera testimoniano che l’autore è Domenico Ghirlandaio.  

                               

particolare del Vescovo                                  particolare dei frati che baciano le mani di Francesco  

Domenico Ghirlandaio, Esequie di Santa Fina, San Gimignano 

 

Giotto, Morte di San Francesco, cappella de’ Bardi in Santa Croce, firenze 

Morte di San Francesco 

Giotto, Morte di San Francesco, Basilica Superiore di Assisi

 

 

Filippo Lippi, Esequie di Santo Stefano, Cattedrale di Prato 

 

Esequie di San Francesco nel Pulpito con storie della vita di San Francesco (bassorilevo), eseguito da Benedetto da Maiano (1472-1475), Santa Croce, Firenze.

 

                                                            

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pulpito con storie della vita di San Francesco (bassorilevo), eseguito da Benedetto da Maiano (1472-1475), Santa Croce, Firenze.


 


 

 


  Le Schede
 
· Scheda 1 - La rinuncia ai beni terreni
· Scheda 2 - Il miracolo delle stigmate
· Scheda 3 - La conferma della regola da parte di Onorio III
· Scheda 4 - Il miracolo del fanciullo risuscitato
· Scheda 5 - La prova del fuoco
· Scheda 6 - Le esequie di San Francesco
· Scheda 7a e 7b: Il soprarco
· Scheda 8: La volta
· Scheda 9: La pala d'altare
 
 

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